jeudi 7 juin 2012

I Pastori, Gabrielle D'Annunzio


I Pastori

Settembre, andiamo. E' tempo di migrare.
Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all'Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti.

Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d'acqua nafia
rimanga ne' cuori esuli a conforto
che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d'avellano.

E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce il tremolar della marina!

Ora lungh'esso il litoral cammina
la greggia.Senza mutamento è l'aria.
Il sole imbionda sì la viva lana
che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciaquìo, calpestìo, dolci rumori.

Ah perchè non son io co' miei pastori ?

Gabrielle D'Annunzio

Commento :

Il tema principale è la nostalgia del poeta rispetto alla sua terra, l'Abruzzo. É evocato attraverso la trasumenza dei pastori che scendono dalle montagne per andare verso il mare Adriatico.
Si deduce dal fatto che d'Annunzio è nato in Abruzzo, e il rimpianto che i pastori hanno per la montagna è in realtà quello du d'Annunzio per l'Abruzzo. Questa nostalgia, malinconia per l'Abruzzo è molto sviluppata, soprattutto nella seconda strofa con l'immagine dei pastori che bevono l'acqua delle fonti per avere sempre una parte della "loro terra" con loro.
Un tema parallelo può essere quello del divenire e dell'essere (Eraclito) : "Tutto scorre, tutto si trasforma"

Si tratta di una poesia con una struttura abbastanza libera. É composta da quattro strofe di 5 versi ed un verso che la conclude : una demanda retorica. Quest'ultimo verso è dedicato al poeta che appare chiaramente con il pronome personale "io". Tutta la poesia è scritto in endecasillabi.


All'inizio d'Annunzio si è incluso con i pastori "Andiamo" ma alla fine è escluso, esprime l'impossibilità per d'Annunzio di essere con i pastori.

Ci sono delle rime con uno schema ben preciso. L'ultimo verso di ogni strofa rima con il primo della strofa seguente : "monti/fonti' ; "avellano/piano" ; "marina/cammina" ; "rumori/pastori". Poi, il secondo verso di ogni strofa rima con il quarto "natia/via" ; "silente/amente" ; "aria/diveria", a parte nella prima strofa nella quale è il primo verso che rima con il terzo : "migrare/mare". Ci sono anche alcuni versi che non rimano come l'otto o il tredicesimo.

Possiamo rilevare diverse figure di stile. Per la maggioranza, permettono la fusione progressiva tra la montagna e il mare. Rinforzano l'idea di miscuglio e permettono di creare il tutto che è formato dalla natura e dagli Uomini. Infatti sviluppano l'idea cara a D'Annunzio.
Ci sono la personificazione del'Adriatico che è "selvaggio" e il paragone tra l'Adriatico e i pascoli "verde è come i pascoli". Ma soprattutto la sinestesia dell'Adriatico selvaggio che verde", garantisce la continuità tra le montagne e il mare ; sono dello stesso colore. Poi, la matafora "erbal fiume" mostra che la natura è una sola cosa perchè il fiume diventa di erba e l'erba diventa acqua.
Per finire la perifrase "viva lana" evoca le pecore e la sinestesia "dolci rumori" insiste sul miscuglio tra solido e liquido, tra acqua e erbe : "isciaquio, calpestio".

Nella poesia c'è sempre un miscuglio tra solido e liquido, tra la natura e l'Uomo. Sottolinea l'idea che tutto è una sola cosa : la Natura. Durante tutto il poema dal primo all'ultimo verso il poeta è presente. Al primo verso usa la terza persona del plurale "andiamo", si considera come un pastore. Dopo, nella 2a strofa con la parola "esuli" evoca la sua situazione e non solo quella dei pastori. Anche lui non è in Abruzzo.
Infine all'ultimo verso è molto esplicito : "io". Esprime il suo rimorso, sapendo però che è solo un illusione e che non potrebbe raggiungere i "suoi" pastori.
Evoca anche le emozioi della persona che vede il mare, che arriva, che ha raggiunto il suo scopo.
Evoca anche un tema proprio al decadentismo l'idea del panismo ma anche che la morte non è una fine in sè stressa ma che fa parte di un ciclo "sulle vestigia egli antichi padri".
Evoca l'aria ferma alla fine, si può vedere come la tranquillità, la serenità della persona che ha raggiunto il suo scopo. Contrasta con l'Adriatico selvaggio dell'inizio, che può rappresentare l'angoscia della persona che teme di non raggiungere il suo scopo.

Alcyone è la più importante e celebre raccolta poetica di d'Annunzio. è stata composta tra il 1899 e il 1903 e comprende 88 liriche.
D'Annunzio ha ripreso a comporre versi dopo una pausa di qualche anno, durante il quale ha condotto una vita abbastanza mavimentata (viaggi, esperienze politiche, nuovo legame sentimentale con l'attrice Eleonora Duse…).
Dopo i precedenti grandi romanzi (Il PiacereTrionfo della morte), D'Annunzio ha ormai raggiunto una grande maturità tecnica nei confronti della materia letteraria.

In Alcyone, D'Annunzio sembra cantare il suo desidero di trovare un accordo perfetto con la natura, fino alla totale fusione con essa (Panismo). Anche se non si avverte a prima vista, l'ideologia del "superuomo" (un individuo che non è sottomesso ai vincoli ai quali è sogetto la comune umanità) è comunque presente : solo un eletto è in grado di raggiungere la perfetta immedesinazione. Si riconoscono in questi temi, alcune delle tematiche proprie al Decadentismo, insieme ad altre come :
- la vita intesa come un opera d'arte
- la malattia interiore
- il gusto per il decadentismo e la corruzione
- l'esterismo e il vitalismo superomistico
- l'erotismo e la sessualità sfrenata
- il rapporto segretto tra Io e il mondo
- il gusto per il primitivo, l'irrazionale e le passioni primordiali.

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